Jules Michelet, nella sua “Storia di Francia”, pubblicata nel 1833, scrisse che “Nel Medioevo era credenza universale che il mondo dovesse finire con l’anno mille dall’ incarnazione“.
Questa affermazione da ormai quasi due secoli fa discutere storici e studiosi, poiché i terrori che avrebbero accompagnato l’anno mille sono ancora luoghi comuni nella cultura e nella storiografia corrente. Ma in effetti per l’uomo di quell’epoca la fine del mondo non era certo inverosimile, poiché i miracoli, le leggende, il meraviglioso e la superstizione facevano parte della vita comune. E allora perché non credere che in mezzo a tante visioni, apparizioni, prodigi e magie il mondo una bella mattina non si sarebbe dissolto? Cerchiamo allora di capire come nasce questa attesa della fine del mondo intorno all’anno mille.
Cominciamo con il dire che la maggior parte della popolazione non sapeva nemmeno in che anno si trovasse a vivere: non tutti i calendari in Europa erano sincronizzati e si contavano i giorni o alla maniera dei Visigoti o alla maniera dei Romani, con idi e calende. Fu solo la riforma gregoriana che pose fine a questo caos.
In effetti è su poche fonti scritte che poggia la teoria dello storico Michelet. In particolare il testimone più letto e citato è Rodolfo il Glabro (cioè il Calvo), monaco letterato e viaggiatore, amico del grande riformatore Guglielmo da Volpiano (che nacque all’Isola di San Giulio di Orta durante l’assedio dell’Imperatore Ottone alla regina Villa). Rodolfo scrisse nel 1048 i cinque libri delle sue “Storie”.
Per Rodolfo l’anno mille era tanto importante che, alla fine del secondo libro, dopo aver ricordato carestie, prodigi ed eresie, citando il capitolo XX dell’Apocalisse di San Giovanni,scrisse: “Questi segni concordano con la profezia di Giovanni, secondo la quale Satana sarà liberato dalle catene dopo che saranno compiuti mille anni“. Nel suo quarto libro troviamo ancora questo accenno, riferito però all’anno 1033: “Si credeva che l’ordine degli elementi e delle stagioni, che regnava dall’inizio dei secoli passati, fosse ritornato per sempre al caos, e che fosse la fine del genere umano“. Questa è forse la frase chiave, quella che ha creato, secoli dopo, la leggenda del terrore dell’anno mille (da notare solo che questa affermazione fu scritta nel 1048 e si riferiva ad avvenimenti del 1033).
Non c’è niente altro che confermi la presunta ondata di paura attorno all’anno mille. Scrisse il grande storico Georges Duby (“Mille è non più mille”, Rizzoli, 1999 ):”I terrori dell’anno mille sono frutto di una leggenda romantica. Gli storici del XIX secolo hanno pensato bene di ricostruire l’attesa dell’anno mille in termini di panico collettivo, ma hanno falsato la realtà delle cose“.
Sgombrato dunque il campo da questo falso mito, vedremo nei prossimi articoli come vivevano le popolazioni in quei tempi difficili, tenebrosi, ma pieni di fascino per noi oggi.